C’è l’oro giallo, ovvero che secondo una tradizione era nella cava di Polino, c’è l’oro verde, l’olivo prodotto dai rigogliosi oliveti dell’Umbria, e poi c’è lui: l’oro nero, il tartufo. Dal nord al sud della regione, l’Umbria ne è ricca. Mettersi sulle tracce di questo prezioso tubero significa compiere un viaggio alla scoperta di una delle eccellenze agroalimentari ed enogastronomiche di questo territorio dove è facile abbandonarsi a qualche peccato di gola.
Leggi gli articoli:
- L’Italia del tartufo. Città, paesi e territori – La guida 2023-2024
- L’oro nero di Norcia, tartufo pregiato dal sapore unico
- Il Museo del tartufo Urbani: una passione da sei generazioni
- Strapazzata di uovo al tartufo
Quando si parla dell’Umbria del food di qualità vengono in mente subito tre prodotti: vino, olio e tartufo. Con quale ordine di preferenza non importa, ciò che invece interessa è il fatto che il tartufo rappresenta uno degli prodotti identitari di questa terra. Se la zona per eccellenza dell’oro nero è la Valnerina, scorrendo la lista delle presenze nella guida “L’Italia del tartufo. Città, paesi e territori – La guida 2023-2024″ si scopre che in realtà un po’ in tutta la regione, la terra produce questo tubero. Nel volume, infatti, sono presenti 14 comuni umbri (11 nel Perugino e 3 nel Ternano) che figurano nella guida: Arrone, Campello sul Clitunno, Cascia, Città di Castello, Fabro, Gubbio, Norcia, Pietralunga, Ripa, Scheggino, Spoleto, Terni, Vallo di Nera, Valtopina.
Nelle varietà di tartufo, quello nero di Norcia svetta nella classifica dei pregiati. Lo dice il nome stesso: tartufo nero pregiato noto anche come tartufo di Norcia. In realtà può essere chiamato pure con il nome latino Tuber Melanosporum Vittadini o tartufo dolce. Tra i neri, è quello più apprezzato e più costoso ed è tipico della zona di Norcia. Ha una forma tondeggiante e dimensioni che possono variare: può essere grande come una noce fino ad arrivare a una grossa patata. La scorza esterna è nera e rugosa mentre la parte interna è scura con riflessi violacei e venature più chiare. Il suo profumo è intenso ma gradevole mentre il sapore tende al dolciastro.
Se il nero di Norcia è la punta di diamante, l’Umbria ha una vera e propria cultura del tartufo. Basti pensare che c’è una famiglia che da sei generazioni scrive la storia di questo prezioso tubero nel mondo. A Scheggino, grazioso borgo tra i più caratteristici della Valnerina, gli Urbani non sono solo produttori ma sono anche i padri di un museo dedicato al tartufo. Allestito nel primo stabilimento aperto da Paolo Urbani Senior nel 1852, custodisce la memoria storica della famiglia e offre un’esperienza emozionale ai visitatori accompagnandoli nel racconto della vita di coloro che hanno forgiato la tradizione tartuficola, riconosciuti a livello mondiale. I tartufi Urbani, infatti, sono uno dei brand più prestigiosi del Made in Italy.
Se la terra dell’Umbria dà dei frutti eccellenti, la cucina della tradizione li trasforma in dei piatti da leccarsi i baffi. I menù sono ricci di pietanze a base di tartufo che, del resto, si sposa bene con tutto: dagli antipasti ai primi piatti, dalle carni ai liquori. Di condimenti ce ne sono svariati soprattutto per la pasta, ma tra i must c’è l’abbinamento con l’agnello. L’agnello al tartufo, infatti, è uno dei piatti più gettonati della cucina umbra. Non mancano però ricette sfiziose che solleticano il palato. Una di queste è la strapazzata di uova al tartufo proposta spesso per antipasto. Un piatto veloce ma molto gustoso.
Clicca qui per conoscere la ricetta
I CONTENUTI:
L’Italia del tartufo. Città, paesi e territori – La guida 2023-2024
L’oro nero di Norcia, tartufo pregiato dal sapore unico
Il Museo del tartufo Urbani: una passione da sei generazioni
Strapazzata di uovo al tartufo
(Monica Di Lecce)