di Monica Di Lecce
È molto giovane ma fa numeri da grande.
La Sagra del tartufo di Arrone anche quest’anno si è confermata come uno degli eventi di punta della Valnerina. Giunta alla sua terza edizione, mai come quest’anno ha registrato il pienone tutte le sere. A determinare il successo tanti fattori, a cominciare dalla passione dell’associazione che la organizza, “Il tartufo della Valnerina”.
Che cosa muove l’evento lo spiega Elisabetta Matteucci, che insieme al fratello Leonardo e ai volontari, si dedica all’evento.
«La sagra si è svolta dal 9 al 14 agosto negli impianti sportivi di Arrone e ha richiamato un numero importante di persone. Abbiamo registrato una media di 300-400 persone a serata, ma in alcuni giorni abbiamo avuto anche picchi più alti. Rispetto alle precedenti, questa edizione conferma il trend in continua crescita».
A cosa è dovuto secondo lei questo trend?
«Questo è un evento che funziona molto sul passaparola. Sono le persone che vengono, ci conoscono e ci promuovono all’esterno. E questo per noi è un motivo di orgoglio».
Quindi un evento che travalica i confini territoriali.
«Direi proprio di sì. E la cosa più bella è che si instaurano anche dei rapporti particolari con le persone che vengono. C’è una coppia di Bergamo, per esempio, che lo scorso anno era in vacanza in Valnerina casualmente nei giorni della sagra e ci ha fatto visita. Quest’anno è tornata dicendo di aver scelto la data delle vacanze proprio in concomitanza con i giorni della sagra per venirci a trovare. Abbiamo avuto anche una comitiva dall’Olanda che ha apprezzato il menù e anche il conto».
Ci sono state serate in cui la gente ha fatto molta fila prima di riuscire ad entrare, come ve la siete cavata?
«Qualcuno ha atteso anche una quarantina di minuti ma certe serate sono state veramente impegnative. Per ammazzare l’attesa abbiamo offerto a chi era in fila un aperitivo a base di vino e assaggi di bruschette. Un modo per dimostrare attenzione e riconoscenza. E alla fine nessuno si è lamentato».
Come funziona l’organizzazione e in quanti lavorate all’evento?
«Dietro l’organizzazione della sagra c’è l’associazione “Il tartufo della Valnerina”, ci sono io e mio fratello e il grande lavoro di una quarantina di volontari, tra giovani, amici e anche professionisti, che nei giorni dell’evento vengono ad aiutarci».
Il grande protagonista ovviamente è il tartufo. Come lo proponete?
«Negli antipasti la parte del leone la fa l’antipastone alla Valnerina, con bruschetta, frittata e fagioli, tutti al tartufo, bruschetta con Pata Negra e tartufo e crostino ricotta e tartufo e crostino con dadolata di mortadella, pistacchio e, ovviamente, tartufo. Nei primi piatti ci sono le ciriole al tartufo o al pesto di pistacchio, tra i secondi spezzatino di vitello, punte di petto di vitella e bistecca di maiale con o senza tartufo. Per contorno patate al forno con tartufo o insalata. Come dolce proponiamo la ciambella fritta».
Chiusa la terza edizione, che succede per l’anno prossimo?
«Siamo soddisfatti per come è andata. L’anno prossimo ripeteremo».
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