Da una penna raffinata come quella di Mimmo Coletti, giornalista perugino, intellettuale dal pensiero libero e dalla creatività feconda, non poteva che nascere un libero affascinante, come Possibilmente sorridendo – 36 racconti stravaganti. Vi si intravedono in controluce, i suoi tanti interessi, sempre legati alla cultura. Per decenni è stato responsabile delle pagine culturali della Nazione Umbria e anche in quel caso sapeva spaziare secondo una rotta di marcia sicura e variegata.
Il suo libro, costruito in racconti brevi è legato a quei sogni che non muoiono all’alba e che diventano pericolosi se continuano anche da svegli sotto forma di improvvisazioni errabonde, appunti di un viaggio mentale, tappeti volanti, spezzoni di passato profumato o triste. In realtà le brevi narrazioni sono 35.
Poi vi è invece un racconto corposo, il quinto della serie, che vede protagonista Federico Gritti, antiquario di antiche origini, pronto a catturare una nuvola se velocemente assume la forma di un vetro di Murano: “Spunti molteplici – si legge nella presentazione editoriale – che segnano il percorso tra nomi di località vere o presunte, ore liquide, deviazioni improvvise e imbronciate e come temi fondamentali si pongono quasi a forza la melanconia della memoria, il tempo signore terribile, il colpo di scena conclusivo. Personaggi, tutti, non estratti dalla realtà ma frutto di immaginazione lasciata libera. Pare fondamentale mai prendersi sul serio ma divertirsi e, ci si augura, divertire il lettore”.
Mimmo Coletti è laureato in giurisprudenza con una tesi su Innocenzo III e poi in lettere classiche con una ricerca di storia greca su Stesimbroto di Taso, oscuro e accanito polemista del tempo di Pericle. Si è dedicato alla storia dell’arte e al giornalismo, sempre su istigazione gradita di suo padre Virgilio. Ha insegnato la materia prediletta all’Accademia di Belle Arti Pietro Vannucci e all’Istituto Bernardino di Betto, ricavandone soddisfazioni notevoli perché riuscire a instillare in un ragazzo l’amore per l’arte ricompensa, senza retorica, di ogni sforzo. Finché, su precisa richiesta, ha lasciato la scuola per dedicarsi all’altro suo grande interesse, scrivere appunto, che appartiene alla sua famiglia da quattro generazioni.
È stato a «Il Giorno» di Milano, quindi responsabile delle pagine culturali de «La Nazione» dell’Umbria e ha alternato il lavoro del giornalista con saggi, presentazioni, interventi critici su riviste specializzate nazionali ed estere. È nato e lavora a Perugia che ama quanto Venezia, indimenticabile città della sua giovinezza.
Preferisce i viaggi nel profondo nord, colleziona penne stilografiche ben catalogate e poco usate, pipe che non può fumare, compra più libri di quanti riesca a leggerne. Ha dato alle stampe L’antiquario veneziano (2006) cui sono seguiti Le voci del tempo (2007), Il colore dell’anima (2008), Le ombre della sera (2011). Di prossima uscita il sesto episodio (Etruria nascosta) della vita di Federico Gritti, dandy suo malgrado, malato di nostalgia e coinvolto in avventure che hanno per contorno la bellezza.