Può una squadra provinciale sovvertire ogni dettato tattico del calcio, e imporsi all’attenzione di un mondo che solitamente non concede grandi ribalte ai club non potenti e metropolitani? A guardare le imprese della Ternana e del suo allenatore Corrado Viciani, si deve rispondere che sì, può capitare. Almeno, accadde all’inizio degli anni Settanta, quando l’allora allenatore delle Fere, Corrado Viciani, impose il suo “gioco corto“, conquistando la serie A per la squadra di Terni. Si era nel 1972. Ma quattro anni prima, il 23 giugno 1968 è già data storica per i tifosi ternani, visto che proprio Viciani riportò la Ternana in serie B.
La ricostruzione di quegli anni, le caratteristiche di tecnico e di uomo di Viciani, il mondo che ruotava intorno alla squadra del “gioco corto”, sono ben narrati nel libro del giornalista ternano Gian Luca Diamanti Il gioco è bello quando è corto – L’avventura in serie A della Ternana di Viciani pubblicato da Gambini Intermedia edizioni. L’editore presenta così il libro: “Ne succedevano di cose strane in quegli anni: nel ’68 la rivolta degli studenti, nel ’69 l’uomo sulla luna e nel ’72 la Ternana in serie A. Forse il mondo stava cambiando davvero. E il gioco corto di Corrado Viciani sembrava essere il riscatto del calcio proletario. Una bella favola senza lieto fine. Come quasi tutte le favole vere”.
Corrado Viciani, in un’intervista a Repubblica, spiegò così le motivazioni del suo gioco corto: “Avevo degli asini come giocatori, non potevo permettermi lanci lunghi, invenzioni, fantasie. Bisognava correre, fare passaggetti facili facili, sovrapporsi”.