Dieci anni fa, nel 2013 si tenne a Narni un importante convegno di studi organizzato dall’Associazione Narni Sotterranea e dal corso di Laurea in Scienze per l’Investigazione e la Sicurezza dell’Università di Perugia. Grazie agli scavi condotti da un’equipe di appassionati studiosi coordinati dall’archeologo medievista Roberto Nini, fin dal 1979 si scoprirono cunicoli e locali di grande suggestione e interesse scientifico. Grazie all’impegno di Nini e dei suoi amici del Gruppo Speleologico Utec, già nel 1994 quegli ambienti sotterranei furono recuperati e disponibili per l’apertura al pubblico con il nome di Narni Sotterranea.
In quel convegno del 2013 si fece il punto su quelle scoperte e si concentrò l’attenzione sull’utilizzo di quei sotterranei da parte dell’Inquisizione. Roberto Nini, che a Narni è nato nel 1958, in quell’occasione spiegò a Repubblica: «I nostri scavi hanno portato alla luce ambienti di grande rilevanza sia storica che simbolica, su cui la ricerca e il dibattito sono ancora aperti. Tra gli ambienti, meritano la Cappella di S. Angelo e la “cella dei graffiti”. La prima è particolare per la sua copertura a botte affrescata con un cielo stellato e al centro un tondo con l’Agnus Dei. Il lato absidale è decorato sull’arco dove spicca il Cristo ed i simboli dei quattro Evangelisti, mentre su un pilastro è raffigurato Michele Arcangelo con la lancia in pugno nell’atto di trafiggere il drago. La cella dei graffiti invece – continua Nini – si caratterizza per essere completamente ricoperta da incisioni e scritte, segni alchemici e simboli massonici ancora da decifrare, risalenti a periodi diversi, che si sovrappongono e si intersecano fra di loro”.
Nel 2020 quegli ambienti misteriosi diventano lo scenario ideale per la narrazione di un processo, nel libro di Roberto Nini Il Bigamo di Narni. Storia di un uomo e di un omicidio nell’Inquisizione del XVIII secolo edito da Il Formichiere. Ne è uscita una narrazione avvincente, corroborata da elementi di veridicità storica: Nini ha infatti potuto consultare numerosi archivi, fra i quali quelli Vaticani e quello del Trinity College di Dublino, dove potevano essere carte importanti, scampate ai vari saccheggi. Autore di alcuni saggi e numerosi articoli scientifici e divulgativi, nel 2015 pubblica “Il Sant’Uffizio di Spoleto. Repertorio delle fonti di un’Inquisizione umbra” . Grazie alla collaborazione con l’Istituto irlandese, ritrova un intero processo per bigamia e omicidio, svoltosi nella prima metà del 1700 nei locali da lui scoperti, che gli consente di ricostruire uno spaccato di storia dell’epoca. Ed è questo l’oggetto del volume: la storia della vita di un uomo, vissuto nel XVIII secolo e finito sotto processo da parte del Sant’Uffizio. La ricca documentazione presa in esame, tra essa le carte processuali conservate a Dublino, hanno permesso di ricostruire un’incredibile sequenza di fatti, che altrimenti sarebbero rimasti sconosciuti. Un omicidio e la fuga dell’uomo con due mogli, rendono la pubblicazione un godibilissimo giallo storico in piena regola.