di Monica Di Lecce
La Filarmonica Umbra compie mezzo secolo e lo fa con una stagione concertistica di tutto rispetto. Dall’11 ottobre al 11 aprile 2025 a Terni andrà in scena la grande musica classica con alcuni tra i migliori solisti ed ensemble del panorama cameristico internazionale. A inaugurare la stagione sarà il pianista Andrea Lucchesini, musicista di fama internazionale, ma sono tanti gli appuntamenti da non perdere. A raccontarli e raccontare la storia della Filarmonica Umbra, il presidente Angelo Pepicelli.
Grandi numeri per questa cinquantesima edizione, quali sono gli appuntamenti assolutamente da non perdere?
«Siamo talmente entusiasti della 50esima stagione da poter dire: nessun appuntamento è da perdere. Cito solo il primo concerto di Lucchesini, musicista di fama internazionale che ha fatto una carriera straordinaria sia come solista che camerista. Una grandissima occasione avere una star come lui in apertura. Fa capire come si svilupperà tutta la stagione».
Come sono cambiate Terni e la musica in questi cinquant’anni?
«Io posso dire quello che rappresentavano per me la musica e Terni all’epoca, quando è nata la Filarmonica. All’epoca c’era molto poco a Terni dal punto di vista musicale. La Filarmonica è nata come una costola del Briccialdi ed è stata l’occasione per fare un salto di qualità. Questa costola, che poi si è staccata quasi subito dal Briccialdi, ha fatto sì che quasi tutti quelli che lavorano in campo musicale a Terni e che organizzano e cambiano ogni giorno il volto della musica in città sono figli del Briccialdi. Oggi c’è una realtà molto ampia, molto variegata. Spesso ci sono città che ci invidiano questa proposta così varia e interessante. Oggi a Terni una persona che vuole seguire la musica ha tante offerte e in tanti giorni della settimana. Noi cerchiamo di mantenere alta la qualità. Questo è l’elemento con il quale vorremmo contraddistinguerci sempre di più».
Come è cambiata invece la Filarmonica?
«La Filarmonica all’epoca era un’associazione che si rivolgeva agli esperti del settore, agli addetti ai lavori, ai musicisti, a chi si occupava già di musica o di cultura e poco più. Oggi ha le porte completamente aperte. Si rivolge alle stesse persone dell’epoca ma ha aperto le porte anche a chi non si sente particolarmente preparato per affrontare un concerto di musica classica. Abbiamo cercato di fare questo: la Filarmonica cura moltissimo i suoi tantissimi soci, abbonati, la programmazione per aiutare la crescita culturale della città, degli studenti ma è aperta anche a persone che non hanno mai messo piede in una sala da concerto. A livello quantitativo non c’è paragone: all’epoca era una breve stagione di una decina di eventi che si facevano intorno al Natale. Oggi è ben altro: con meno finanziamenti, facciamo i miracoli organizzando una quantità di eventi nettamente superiore. Quest’anno, per esempio, solo a Terni abbiamo tenuto oltre 40 tra eventi, concerti e attività varie».
La stagione più bella della Filarmonica? Qual è il ricordo più bello?
«La stagione più bella è la 2024/2025 perché secondo me, con la situazione attuale, il livello della stagione, la qualità e la quantità fa sì che la prossima sia la più bella. Se penso al passato per me la più bella è stata la 2008/2009 quando il Teatro Verdi era ancora aperto e a chiusura di quella stagione fu annunciata la chiusura che però avvenne nel 2010 per consentire lo svolgimento del Concorso Casagrande. Fu una stagione mitica per la Filarmonica e la storia della Terni musicale. I numeri parlano da soli: 220 soci, 7 o 8 sold out in una stagione di una quindicina di concerti. In quella stagione riuscimmo ad avere la partecipazione di alcuni sponsor privati, un fatto che per un’associazione di musica classica è rarissimo. Portammo nomi pazzeschi. Il ricordo più bello di quella stagione è l’inaugurazione con Sokolov, grandissimo pianista che accettò di venire. Il Teatro Verdi era strapieno e 200 persone fuori non riuscirono a entrare. In quella stagione, come detto, abbiamo avuto 7-8 sold out al Verdi e al Gazzoli. Un dato incredibile per Terni fu la media di 485 persone a concerto. Vennero anche Accardo e Uto Ughi, facemmo un concerto con Antonella Ruggiero, con Federico Mondelci, l’orchestra di sax. Fu una stagione super».
Qual è il segreto della longevità e della crescita costante della Filarmonica?
«Il rinnovo della passione, dell’entusiasmo, del desiderio di condividere la musica con tutta la città che appartiene a tutto il team della Filarmonica che lavora con questo obiettivo. Un obiettivo molto alto e non finisce mai. Accanto a questo, c’è la capacità di ascoltare e mettersi in relazione con il pubblico, i soci, gli abbonati, raccogliere i feedback e considerarli; non essere schiavo dei feedback ma includerli in una riflessione, un confronto che porta a prendere decisioni con assoluta responsabilità delle scelte, che si fanno con spirito di servizio culturale e umano nei confronti della città e di tutto il territorio».
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