di Monica Di Lecce
È la regina delle sagre dell’Umbria sia per età (quest’anno è alla 42esima edizione), sia per i suoi numeri straordinari (in dodici giorni richiama mediamente centomila persone). Nata da piccoli banchi di vendita dei produttori di cipolle, nel corso degli anni, grazie anche a un’organizzazione più strutturata, la Festa della Cipolla di Cannara è cresciuta ed è arrivata a farsi conoscere ben oltre i confini regionali. La manifestazione anche quest’anno propone dodici giorni di eventi, dal 3 all’8 settembre e dal 10 al 15 settembre ma, come dice Roberto Damaschi, presidente dell’Ente festa della Cipolla che organizza la kermesse con il sostegno del Gal Valle Umbra e Sibillini, questa è “una festa lunga sette mesi” perché inizia con la semina nei campi a fine inverno e attraversa l’estate.
Quali novità regalerà questa edizione?
«La 42esima edizione ci regalerà la tradizione. Il canovaccio, infatti, è sempre lo stesso, ma la festa si rinnova ogni anno con tanti eventi collaterali: dall’Onion disco pub con i suoi spettacoli, al palco a San Matteo. Quest’anno abbiamo il “Bridge laser full”, uno spettacolo di luci laser lungo il fiume Topino».
Questo, però, è solo il corollario…
«Al centro rimangono i 500 volontari che lavorano per dare lustro al paese e per tenere alto il nome della nostra cipolla, che è il nostro prodotto tipico. In Francia la parola “terroir” è un dogma che manda avanti credo metà dell’economia nazionale, in Italia non siamo ancora così bravi. A Cannara un pochino sì. Su questo concetto di territorio portato in tavola, valorizziamo la cipolla che resta la regina al centro di questa festa ed è la nostra stella polare».
Il format prevede sei stand, come si distinguono tra di loro?
«I sei stand sono Al Cortile antico, El Cipollaro, Il Giardino fiorito, Il Rifugio del cacciatore, La Locanda del curato, La Taverna del castello. Ognuno di loro porta in tavola la tradizione ma la interpreta in modi diversi: chi in maniera più tradizionale, chi più gourmet, e questo ci permette di essere una sagra verace ma anche un festival che diventa a un certo punto una rassegna culinaria. Per noi è la festa del paese di cui andiamo orgogliosi».
Nel corso degli anni la manifestazione è cresciuta, quali sono i suoi numeri attuali?
«Nelle due settimane della festa accogliamo più di centomila persone con punte di 25-30mila nei weekend. Per un paese di oltre quattromila abitanti è un grande impegno. Per questo ci tengo a ringraziare i 500 volontari che sono il nostro punto fermo su cui contare».
La Festa ha anche attenzione al sociale e all’ambiente?
«L’anno scorso con i ricavi dei coperti abbiamo raccolto 60mila euro e acquistato un radiografo portatile donato all’Usl Umbria. Per quanto riguarda l’ambiente, martedì 3 settembre all’auditorium di San Sebastiano verrà presentato “Non chiamatelo scarto”, un progetto di recupero bucce di cipolla curato dall’Università di Perugia».
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