E’ un capolavoro senza tempo, la sua bellezza infatti sfida lo scorrere dei secoli e, intatta, giunge ai nostri giorni. Il Duomo d’Orvieto, o Duomo di Santa Maria Assunta, è considerato una della chiese più belle al mondo ed è uno dei simboli dell’Umbria. Sarà per l’imponenza della costruzione, sarà per l’oro che esalta la facciata, sta di fatto che chiunque lo veda rimane a bocca aperta .
La sua costruzione inizia nel 1290, voluta da papa Nicolò IV per avere un’unica grande cattedrale al posto delle due chiese fatiscenti che originariamente sorgevano sulla piazza. Nonostante conservi il Corporale del miracolo di Bolsena, dove durante la messa un’ostia sanguinò, è controversa la teoria secondo cui il miracolo fu l’evento propiziatorio per la sua costruzione.
I lavori durarono tre secoli e questo spiega anche la presenza diversi stili architettonici, gotico e romanico, che convivono in un gioco di equilibri e commistioni. Il disegno, con tutta probabilità, è di Arnolfo di Cambio mentre la direzione dei lavori fu affidata all’inizio a fra Bevignate da Perugia poi a Giovanni Uguccione inserì le prime forme gotiche. La facciata, invece, è un capolavoro di Lorenzo Maitani. Alla costruzione del Duomo hanno lavorato artisti quali Andrea Pisano, Luca Signorelli, Beato Angelico e Benozzo Gozzoli. La conclusione risale alla fine del XVI secolo quando vennero realizzare le guglie laterali ad opera di Ippolito Scalza.
All’esterno le fasce laterali bianche e nere, di balsalto e travertino, esaltano lo splendore della facciata alta oltre 50 metri. Nella zona inferiore si resta incantati dalla meraviglia dei bassorilievi che decorano i quattro piloni. Esempi di scultura gotica, descrivono storie del vecchio e nuovo Testamento, dalla Creazione al Giudizio Finale. Nella zona superiore, invece, l’attenzione viene attratta da un magnifico rosone Andrea di Cione detto l’Orcagna, formato da due giri di colonnine con archi intrecciati, al centro il volto di Cristo Redentore e quattro mosaici negli spicchi, raffiguranti Sant’Agostino, San Gregorio Magno, San Girolamo e Sant’Ambrogio. Ad impreziosire la facciata i mosaici dorati che rappresentano scene della vita di Maria.
L’interno è del XIII e XIV secolo. A pianta basilicale, presenta tre grandi navate con soffitto a capriate lignee e termina con un presbiterio al di là della campata centrale del transetto. A destra del transetto c’è la cappella di San Brizio, santo protettore di Orvieto. La sua decorazione pittorica fu iniziata nel 1447 dal Beato Angelico con l’aiuto di Benozzo Gozzoli e conclusa da Luca Signorelli. Si pensa che il suo Giudizio Universale abbia ispirato addirittura Michelangelo per gli affreschi della Cappella Sistina.
Il tesoro più prezioso si trova invece nella cappella del Corporale, a sinistra dell’altare. Custodisce il Tabernacolo del Corporale che contiene il sacro lino macchiato dal sangue di Gesù in occasione del Miracolo di Bolsena.
Di notevole pregio anche l’organo a canne, che si trova sempre nel transetto di sinistra sola un’alta cantoria. Fu iniziato da Domenico Palmieri e terminato da Vincenzo Fulgenzi mentre le decorazioni lignee della cassa e della cantoria sono di Ippolito Scalza.