Ogni duomo d’Italia ha una reliquia custodita al suo interno, ma nessuna è come quella che si trova all’interno di San Lorenzo, la chiesa principale di Perugia: un oggetto di culto la cui storia si perde nella leggenda. È il Sant’Anello, secondo la tradizione l’anello che San Giuseppe avrebbe regalato alla sua sposa, la Vergine Maria.
Conservato all’interno di una cassaforte blindatissima che viene aperta solo in alcuni momenti dell’anno, la ragguardevole reliquia è protagonista di una storia affascinante: il modo in cui è arrivata a Perugia, un racconto che mescola mito e realtà.

Sant’Anello (credit_ilsegnodigiona.com)
La reliquia tra storia e leggenda
Iniziamo il racconto dalla domanda più scottante: il Sant’Anello è una reliquia reale oppure no? Studi approfonditi degli anni Cinquanta hanno evidenziato come gli ebrei del I secolo a.C/d.C. non avessero nessuna consuetudine di scambiarsi un pegno durante il matrimonio, e inoltre hanno evidenziato come l’anello non abbia proprio la forma di un gioiello da portare al dito, avendo un foro molto stretto e un gambo molto largo. L’analisi storica più accreditata identifica l’oggetto come un anello-sigillo maschile, risalente al I secolo d.C. e realizzato in calcedonio.
Quando però questi studi sono stati pubblicati, ormai il culto della reliquia della Vergine era già ampiamente radicato a Perugia. Ma come ha fatto questo anello ad arrivare in città? Anche qui, la storia si divide, e le versioni tramandate sono due. Una vuole che il Sant’Anello venne portato da Roma nel III secolo per iniziativa della nobildonna romana Mustiola, futura Santa venerata a Perugia fin dal XIII secolo. La seconda versione, invece, è degna di un romanzo di avventura: in questo caso, la reliquia sarebbe stata rubata dalla città di Chiusi, dove era custodita dal X secolo. La particolarità curiosa, e che sembra unire in qualche modo le due storie, è che l’anello era sistemato proprio nella Chiesa di Santa Mustiola, la quale viene sempre ritratta con la nota fede tra le mani, pendente da una catenella.
Il furto fu commesso da Fra Vinterio, un religioso di origine tedesca, nel 1473, e anche se lui venne riacciuffato l’Anello era ormai perduto, consegnato al suo amico perugino Luca di Francesco Giordani che a sua volta lo donò al Comune della città. Nonostante diatribe, battaglie politiche, diplomatiche ed economiche, il Sant’Anello rimase a Perugia, e fu proprio il motivo per cui venne creata, nella chiesa di San Lorenzo, una cappella apposita per la preziosa reliquia: dal 1488 il Sant’Anello riposa nell’omonima Cappella, decorata una pala realizzata dal Perugino che purtroppo è andata perduta.

Sant’Anello (credit_ilsegnodigiona.com)
La devozione perugina al Sant’Anello
Non ci volle molto prima che Perugia rivolgesse la sua devozione al gioiello di Maria, e poco tempo dopo il suo arrivo in città nacquero una serie di credenze di cui già si era sentito parlare nel contesto chiusino. Nello specifico, all’Anello vennero attribuito poteri taumaturgici, in grado di curare o lenire i dolori delle partorienti, e i problemi legati alla vista e agli occhi.
Per beneficiare del potere della reliquia, i fedeli si recavano a visitare l’oggetto, ad ammirarlo, e soprattutto a cercare di toccarlo, anche se era quasi impossibile. Allora cercavano di toccare l’Anello con un altro oggetto, trasformandolo in una sorta di “reliquie di contatto”: tutto testimoniato da una serie tavolette lignee dipinte, custodite all’interno del Museo del Capitolo della Cattedrale di Perugia e risalenti probabilmente al Seicento.
Fin dall’arrivo della reliquia nel 1488 vennero annunciate le festività ufficiali in cui veniva esposta al pubblico, due giorni l’anno di cui uno ricadeva il 19 marzo, in occasione della festa di San Giuseppe, patrono della Compagnia di fedeli incaricati di prendersi cura del tesoro sacro, ancora oggi attiva con il nome di Confraternita del Sant’Anello.

Sant’anello (credit_montepulcianoblog.com)
Com’è oggi
Oggi il Sant’Anello è gelosamente custodito lontano dagli sguardi dei visitatori della chiesa di San Lorenzo, all’interno di un reliquiario chiuso in una cassaforte con sette serrature, collocata a otto metri di altezza e dietro un’inferriata dorata protetta da altre quattro chiavi. La reliquia viene esposta solo in alcune occasioni particolare nel corso dell’anno, tra cui la “calata” del Sant’Anello, un rito che si ripete ogni 29 luglio e che permette di ammirare e venerare il manufatto leggendario.
(Martina De Angelis)