Sotto al manto stradale, Orvieto custodisce un vero e proprio secondo mondo: i cunicoli dell’Orvieto sotterranea, il maestoso pozzo di San Patrizio, e anche una grotta artificiale, che custodisce una vera rarità paleobotanica. È la grotta dei tronchi fossili, complesso dove si sono conservati resti di alberi e vegetazione risalenti a circa 350.000 anni fa. Un vero unicum nel panorama della storia geologica e paleoambientale del territorio orvietano.
I reperti paleobotanici
Lungo i fianchi del massiccio tufaceo su cui sorge Orvieto si trovano una serie di grotte e cavità. Una di queste conserva dei preziosissimi resti paleobotanici: si ratta di una serie di tronchi fossili di Glyptostrobus europaeus, una specie ormai estinta della Famiglia delle Cupressaceae, antenata del Glyptostrobus pensilis, conosciuto come cipresso delle paludi. Risalgono a ben 350.000 anni fa, ovvero all’epoca precedente alla formazione del masso tufaceo di Orvieto, quando tutto il territorio era compero da foreste nate dalle acque superficiali rimaste dal restringimento del mare pliocenico.
Questi resti rarissimi per il territorio dell’orvietano sono arrivati a noi grazie all’attività vulcanica del complesso dei Monti Vulsini, area attiva circa 320.000 anni fa. Le eruzioni e la lava hanno inglobato parte di tronchi e piante della foresta, e le hanno fossilizzate al loro interno permettendogli di arrivare fino ai giorni nostri. Il risultato è una serie di cavità riempite da queste colate piroclastiche, al cui interno si possono osservare veri e propri resti degli alberi, alcuni anelli di accrescimento e l’impronta della corteccia impressa nel tufo.
La grotta e la sua scoperta
I tronchi fossili della grotta di Orvieto, come capita spesso relativamente a ritrovamenti archeologici e paleontologici, sono stati scoperti completamente per caso. La cavità, infatti, è opera dell’uomo, nata come cava di pozzolana, scavata per estrarre il materiale che in passato è stato utilizzato per la costruzione di buona parte di Orvieto. Proprio questi lavori hanno causato una vera particolarità: gli alberi fossili, infatti, sono conficcati nel soffitto della grotta e si osservano dal basso, perché gli scavi per estrarre la pozzolana incontrarono i resti perpendicolarmente al senso di scavo, che va in orizzontale dall’interno verso l’esterno.
Com’è oggi
La grotta dei tronchi fossili si trova lungo il trekking dell’Anello della Rupe, nel tratto in direzione di Palazzo Tiberio Crispo, e negli anni è stata messa in sicurezza, illuminata e arricchita da cartellonistica didattica grazie anche al contributo del Lions Club di Orvieto. Ad oggi è una “grotta didattica”, aperta solo su prenotazione per gruppi organizzati e per scolaresche.
(Martina De Angelis)