Ai piedi di Spoleto, accanto all’ingresso sud della città, una scalinata monumentale conduce a una delle chiese più importanti dell’Umbria: San Pietro extra moenia è uno dei maggiori esempi di stile romanico in Italia, ed è anche un vero e proprio enigma.
Non per i molti vescovi che vi sono sepolti all’interno, né per i tantissimi rifacimenti che la chiesa ha subito nel corso dei secoli, ma per la sua facciata: incredibilmente conservata nonostante lavori e distruzioni, è un impressionante concentrato di bassorilievi che rappresentano scene varie sacre, ma non solo. Una sorta di compendio del simbolismo medievale, realizzata per educare il popolo al messaggio cristiano usando immagini che erano familiari all’epoca della costruzione.
Dalle origini al Trecento: la costruzione e la distruzione
La chiesa di San Pietro extra moenia fu voluta dal vescovo di Spoleto Achilleo all’inizio del V secolo per creare un luogo di riposo dedicato ai vescovi. Per farlo, scelse un poggio alle falde del Monteluco di Spoleto, luogo molto antico da sempre usato per accogliere i morti: secondo fonti storiche attendibili, infatti, proprio qui si trovava una necropoli intorno al VII secolo avanti Cristo.
Tra il XI e XIII secolo viene realizzata l’impressionante facciata della chiesa, decorata con splendidi bassorilievi che sembrano un enigma: a scene religiose che raccontano la vita del santo, infatti, vengono accostate una serie di favole celebri della novellistica medievale. Un capolavoro che abbiamo rischiato seriamente di perdere: nel 1329, infatti, la chiesa di San Pietro extra moenia cade vittima di una delle più cruente battaglie cittadine, e viene quasi completamente distrutta da un incendio attribuito ai ghibellini. L’opera di ricostruzione iniziò immediatamente, gran parte degli elementi originari furono persi, ma non il prospetto frontale, miracolosamente intatto.
Il bassorilievo: le favole allegoriche per spiegare il credo cristiano
Potrebbe sembrare alquanto singolare la presenza di favole e animali del bestiario medievale sulla facciata di una chiesa. E invece, l’enigma è presto risolto: si tratta di una sorta di racconto allegorico, realizzato con il preciso intento di istruire il popolino, persone prive di istruzione che, per la maggior parte, non erano in grado di leggere.
Una vera e propria strategia di comunicazione, tanto da portare lo scrittore, artista e studioso Camilian Demetrescu a definire la facciata una “Bibbia dei Poveri”. Ammirandola sotto quest’ottica, è facile ritrovare nelle figure scolpite un’iconografia chiaramente voluta per reinterpretate in chiave cristiana le storie e le credenze dell’epoca. Così, accanto agli episodi che raccontano la vita di San Pietro, si trovano tori (un sacrificio, proprio come Cristo), un contadino con i buoi (la fatica umana), un cervo che divora un serpente, una cerva che allatta un cucciolo, e ancora pavoni, aquile (simbolo del rapporto con Dio), arieti, leoni alati e dragoni.
Divise in partiture orizzontali e verticali, i bassorilievi coprono quasi tutta la facciata dall’alto al basso, e sono un susseguirsi di storie, simboli e allegorie tutte da interpretare. Oltre che per il suo significato, la chiesa di San Pietro extra moenia è anche un lavoro artistico di immenso pregio, che rende il complesso uno dei più alti esempi di arte romanica in tutta Italia.
Come’è oggi
La facciata della chiesa di San Pietro in Spoleto si è miracolosamente salvata dalla distruzione dei ghibellini, ma tutto il resto non ha avuto la stessa fortuna. L’aspetto attuale dell’interno si deve a un grande restauro della fine del diciassettesimo secolo, che rifece la chiesa seguendo il gusto prevalente dell’epoca, e anche la scalinata è stata aggiunta in seguito, nel Seicento. Particolarmente notevole l’elegante cupola ellittica, unica in Umbria ad avere questa forma.
(Martina De Angelis)