Carsulae è il più importante centro archeologico dell’Umbria. Sorge su un colle in prossimità di San Gemini in cui si ritirarono definitivamente i suoi abitanti dopo la fine dell’Impero romano e le invasioni barbariche. I resti la qualificano come città romana per i suoi edifici: il teatro, l’anfiteatro, il foro, le terme, la basilica, le tombe, ma in precedenza era abitata da popolazioni umbro celtiche. Tacito la ricorda nelle sue storie per la fertilità del luogo e la ricchezza delle acque e come punto di raccolta dell’esercito di Vespasiano prima di dirigersi verso Roma per occuparne il trono reso vacante alla morte di Nerone.
Dopo secoli di silenzio e di vuoto fu riscoperta dal duca Federico Cesi che con i reperti abbellì il suo palazzo di Acquasparta. Ma la valutazione del sito si ebbe negli anni 50 del 1900 che mise in luce gli edifici più significativi dell’epoca romana. Sui resti di un antico edificio più tardi sorse la chiesetta di san Damiano, costruita con materiale di rimpiego.
L’antica via Flaminia, segnata dalle ruote dei carri, attraversa la città, passa sotto l’arco detto di Traiano o di san Damiano, prosegue con ai lati le tombe monumentali della gens Furia come stabilivano le leggi romane che proibivano le sepolture all’interno della città.
Ma un’altra ipotesi si affaccia al visitatore: Carsulae come centro religioso di antichi riti umbro celtici che culminavano a Torre Maggiore, sulla vetta più alta dei monti Martani in cui sono visibili i basamenti di due templi, uno del VI secolo a.C. e l’altro di epoca romana. In loco sono stati trovati molti materiali votivi.
(Federica Mosca)