Quando si parla di Monteleone di Spoleto la prima immagine che viene in mente è un carro etrusco unico al mondo, finito a New York dov’è stato ribattezzato “il carro d’oro”.
Si tratta di un capolavoro del VI secolo a.C. in legno di noce e lamine di bronzo scolpite, creato da mani etrusche ma ispirato all’arte greca, raffigurado scene della vita di Achille.
Fabbricata a Vulci, la biga era passata di mano in mano finché un militare se la portò nella tomba insieme ad altri oggetti. A ritrovarla, 2600 anni dopo, furono due contadini, i fratelli Vannozzi che nel 1902, risistemando l’aia, precipitarono nella tomba del comandante etrusco.
Venduta dai Vannozzi per 900 lire e oggetto di uno scandalo, arrivò a New York.
Nel 2018 furono ritrovate 16 lettere fra i protagonisti dei passaggi, che dimostrano che l’allora direttore del Metropolitan, l’acquistò per 250mila lire da un antiquario romano, questo tramite un altro italiano.
C’è poi il singolare racconto di una signora inglese, Grace, sposata con il conte Solone di Campello, che descrive la biga esposta a Roma e un anello che aveva comprato a Monteleone proveniente dalla stessa tomba.
Eppure era ancora in vigore l’editto del 1820 dello stato pontificio e valido allora in Italia che vietava l’esportazione di opere d’arte. Purtroppo però la legge definitiva arrivò nel 1902, quando la biga era già a Parigi. Per questo, nonostante il finimondo scoppiato in Italia e anche una interrogazione parlamentare, i protagonisti della vicenda rimasero tranquilli.
Quello che è davvero grave è la dispersione delle informazioni e i tentativi di depistaggio che rendono difficile la ricostruzione dei fatti.
Dopo varie denunce, manifestazioni, appelli ai ministri della cultura, gli abitanti di Monteleone ancora sperano. Guido Barbieri, che si occupa della tutela del patrimonio culturale, invita a puntare sulla “diplomazia culturale”.
Oggi è possibile ammirare la copia del carro a Monteleone nel Museo della Biga, nelle sottofondazioni della chiesa di San Francesco. Certo, quest’ultima non consente di ammirare i particolari artistici presenti nell’originale, ma rende con efficacia l’eccezionalità di questo prodotto dell’arte antica.
(Federica Mosca)
Foto dal profilo Facebook Aridatecelo