Le abbiamo viste in vari set cinematografici, indossate da Greta Scarano nella serie Rai “Chiamami ancora amore”, da Luisa Ranieri ne “Le indagini di Lolita Lobosco” e poi da Sonia Bergamasco nel film “Come un Gatto in Tangenziale. Ritorno a Coccia di morto”. E fuori dai confini nazionali le possiamo trovare in alcuni dei più prestigiosi grandi magazzini da Saks (NY) a Harrod’s (London) o Printemps (Paris). Sono le borse fatte a mano Majo, il brand nato a Terni nel 1986 da Carla Coppari, laureata presso l’Istituto Superiore di Design Industriale (ISIA) di Roma, e da Stefano Romani, esperto in oreficeria, capace di dare vita a dei gioielli di alta bigiotteria, attuali, chic, unici che si abbinano alle borse fatte a mano da sapienti artigiani.
Raffinate, originali e tutte squisitamente femminili, le borse Majo sono disponibili in numerosi modelli: Angelina hobo bag, Camilla tote bag, Jane cross body bag, Frida mini bag, Emily handbag… Prodotte con un pellame selezionato, una particolare tecnica di lavorazione delle sue tipiche strisce, che si ispira a quella dei vasi di creta, e una macchina per cucire brevettata, le borse Majo sono una diversa dall’altra e grazie alla varietà delle colorazioni delle pelli, ogni modello è unico e assolutamente non replicabile.
Il brand Majo si richiama al ‘Grande Maglio’ della “Società delle Fucine” di Terni, un importante polo siderurgico dei primi anni del Novecento che nella città evoca un radicato sentimento di appartenenza. La sede dell’azienda infatti è sempre a Terni (via della Stella), i negozi a Terni, in via Nobili 9, e all’Isola d’Elba, in via d’Alarco 5 a Porto Azzurro.
(Monia Rossi)