A Scheggino, suggestivo comune umbro in provincia di Perugia, si trova il Museo del Tartufo Urbani, un luogo che racchiude e racconta la passione per il tartufo e la memoria di una famiglia che ha scritto pagine importanti nella tradizione di questo pregiato frutto della terra. Intitolato al cavaliere del Lavoro Paolo Urbani, scomparso nel 2012, il museo (sempre aperto, anche nei giorni festivi) si è rapidamente trasformato in uno dei gioielli della Valnerina, risorsa didattica per le scuole e tappa da non perdere per tutti gli amanti delle eccellenze agroalimentari ed enogastronomiche che hanno anche la possibilità di acquistare nello shop tartufi freschi e conservati, prodotti al tartufo, funghi porcini secchi e surgelati di rara qualità.Ubicato nel primo stabilimento che Paolo Urbani Senior fondò nel 1852 nella sua abitazione, questo “angolo di memoria” è molto più di un museo tradizionale. È un’esperienza emozionante che trasporta i visitatori nel mondo del tartufo attraverso la storia di coloro che hanno forgiato la tradizione tartuficola a livello mondiale: la famiglia Urbani, custode da ormai sei generazioni di uno dei brand più prestigiosi del Made in Italy.Urbani porta nel mondo l’aroma del tartufo e nel museo i visitatori possono ripercorrere passo dopo passo questa affascinante storia, immergendosi completamente nei ricordi della famiglia. Si parte dagli esordi dell’attività fino ad arrivare ai progressi attuali nella lavorazione e commercializzazione del tartufo. Scheggino ha accolto il museo come un bene comune e gli abitanti hanno dimostrato la loro riconoscenza donando macchinari e attrezzi con cui il tartufo veniva trattato nei secoli passati. Il racconto si snoda tra fotografie e doni di riconoscimento a Carlo Urbani, a cui è dedicata la piazza in cui si trova il museo.All’interno del museo, i visitatori possono scoprire le testimonianze del lavoro svolto nel corso degli anni: fatture scritte a mano, telegrammi e lettere, anche personali, ricevute dagli Stati Uniti dove gli Urbani per primi portarono questo alimento sconosciuto, insegnando come conservarlo e utilizzarlo.
Numerosi oggetti utilizzati nel passato possono essere ammirati da vicino, come i primi lavatoi a mano improvvisati nella casa-azienda di Carlo Urbani e sua moglie Olga.
Ci sono anche la lettera di ringraziamento del presidente Ronald Reagan per un tartufo da 1,1 Kg inviato dai fratelli Bruno e Paolo, la storia della “Confraternita del Tartufo“, nata nel 1974, il riconoscimento del Cavalierato del Lavoro conferito a Paolo Urbani nel 1996 e molto altro ancora. Sono frammenti preziosi di un passato che vive ancora oggi e che, attraverso la tradizione e l’innovazione, continua a scrivere la storia del tartufo nel mondo.
Monia Rossi
Foto: www.museodeltartufourbani.it