La Galleria Nazionale dell’Umbria, una delle principali raccolte d’arte italiane, è ospitata ai piani superiori del Palazzo dei Priori di Perugia. Divenuta statale a partire dal 1918 con il nome di Regia Galleria Vannucci, dopo la transizione istituzionale dal Comune allo Stato della Civica Pinacoteca Vannucci, non soltanto ha avuto la funzione di raccogliere, proteggere e trasmettere da quasi centosessant’anni un immenso patrimonio artistico ma ha costituito fin dalle origini “un luogo carico di valori simbolici, sostitutivi degli antichi sentimenti devozionali che la maggior parte delle opere conservate nel museo avevano suscitato negli originari contesti religiosi per i quali erano state realizzate nel corso dei secoli”.
L’ingresso della Galleria Nazionale dell’Umbria (foto di Geroges Jansoone)
Caso unico in Italia il museo ha continuato a mantenere la sua sede nel Palazzo dei Priori, lungo Corso Vannucci, nel cuore del capoluogo umbro, dove ancora oggi ha sede il Governo cittadino; è una delle architetture medioevali di maggiore fascino di Perugia e dalle sue trifore “ricamate” in pietra si può godere di straordinarie vedute sul paesaggio e sui contesti urbani di Perugia.
Il recente riallestimento del museo (2022) ha valorizzato appieno il “contenitore” ma ha inteso anche dare al suo “contenuto” la forma di un avvincente racconto per immagini. La lunga storia dell’arte umbra, infatti, a partire dalla metà del Duecento si dipana attraversando i secoli della pittura medioevale e rinascimentale dei quali sono protagonisti maestri umbri come il Maestro di San Francesco, toscani (come Nicola e Giovanni Pisano, Arnolfo di Cambio, Duccio di Boninsegna) e marchigiani come Gentile da Fabriano e Lorenzo Salimbeni.
Il percorso prosegue attraverso il primo Rinascimento con opere di Beato Angelico e Benozzo Gozzoli fino a giungere al polittico di Sant’Antonio di Piero della Francesca. La Cappella dei Priori affrescata dal perugino Benedetto Bonfigli nel XV secolo con le storie dei santi Ludovico da Tolosa ed Ercolano, oggi “completata” con l’installazione di Vittorio Corsini che risarcisce lo spazio delle figure dei santi Costanzo e Lorenzo presenti nell’originario programma iconografico.
Il museo conserva anche la più vasta raccolta al mondo di opere di Pietro Perugino, oggi radunate in due sale che raccolgono una la produzione giovanile del “meglio maestro d’Italia”, come le definì Agostino Chigi nel 1500, l’altra le opere dell’età matura e tarda del pittore. Seguono Pinturicchio, il Raffaello che il museo non possiede ma evoca attraverso copie d’autore o opere di diretta derivazione e poi le opere dal Cinque all’Ottocento, con autori come Gian Lorenzo Bernini, Pietro da Cortona, Pierre Subleyeras e Jean-Baptiste Wicar fino a giungere al Novecento storicizzato con opere di Gerardo Dottori, Alberto Burri, Piero Dorazio e Adalberto Mecarelli.
Lungo il percorso museale il lavoro di Roberto Paci Dalò, suggerisce al visitatore puntuali richiami che dilatano la percezione del tempo e dello spazio collegati alla collezione.
La Sala dell’Orologio evoca la figura di Aldo Capitini, che in questo luogo ha vissuto gli anni intensi e tormentati della sua formazione e della sua attività intellettuale: antifascista, pedagogo, pacifista teorico e interprete del pensiero nonviolento, si deve a lui l’ideazione e organizzazione della prima Marcia per la Pace Perugia-Assisi nel 1961.
Nella foto in alto: Sala 1, L’arte del Duecento in Umbria (crediti fotografici di M.Giugliarelli, 2022)
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