Le Fonti del Clitunno sono uno dei più famosi specchi d’acqua in Umbria. Poco distanti da Spoleto e Foligno, si trovano in una piccola oasi naturale del comune di Campello sul Clitunno, in provincia di Perugia, e rappresentano l’attrazione principale dell’omonimo parco.
La sorgente del fiume Clitunno crea un laghetto dalle acque limpidissime con dei riflessi color smeraldo. E’ stata fonte di ispirazione di tanti poeti, tra i quali si ricordano Properzio, Plinio, Virgilio, Byron e Carducci. Non solo; ai tempi degli antichi romani, tutta la zona era ricca di terme e ville costruite sul corso del fiume, e l’imperatore Caligola stesso ne era un appassionato frequentatore, soprattutto durante le feste primaverili in onore del dio Clitunno.
Le fonti sono formate da sorgenti sotterranee che fuoriescono da fessurazioni della roccia attraverso numerose polle, individuabili, a tratti, nel fondo del laghetto.
Lo specchio d’acqua, dai colori intensi, è ricco di numerose specie vegetali (fanerogame, coda di cavallo, muschio, nasturzio acquatico e molte altre) che danno loro un aspetto particolare e suggestivo. Una fitta vegetazione, in particolare salici piangenti e pioppi, circonda le rive.
Grazie alla posizione strategica e alle dimensioni non troppo grandi dell’area, le Fonti del Clitunno sono una meta perfetta per arricchire una gita di un giorno tra i borghi medievali nel territorio della vicina Valnerina.
Lo specchio d’acqua copre una superficie totale di 10.000 metri quadrati e un perimetro di 400 metri, quindi per la visita sarà sufficiente un’ora. Ma a circa 1 km dall’oasi, c’è un’altra tappa imperdibile: il tempietto sul Clitunno, una piccola chiesa risalente al IV-V secolo che dal 2011 è Patrimonio dell’umanità dell’UNESCO.
C’è una storia che racchiude la magia di questi luoghi speciali: in tempi antichi si credeva che le profonde acque del fiume Clitunno fossero la dimora del Dio Giove che veniva venerato nel tempietto poco distante sovracitato. Si narra che le acque del Clitunno fossero una fonte di purificazione dell’anima e che quindi chiunque si immergeva nel fiume ne usciva migliorato. E’ famosa la leggenda dei buoi che un tempo si fermavano ad abbeverarsi al fiume e ne uscivano con un manto più pulito.
Federica Mosca