Visitare il museo delle mummie di Ferentillo assicura un’esperienza unica ed emozionante. Le teche si trovano nella cripta della chiesa di Santo Stefano, nel centro storico del paese, Precetto. Il museo fu creato alla fine del XIX secolo. Gli scavi nella cripta della vecchia chiesa, su cui era stato poi costruito il nuovo edificio di culto, fecero emergere la presenza di corpi mummificati e molto ben conservati: capelli, barba, denti, orecchie, labbra, organi genitali, vestiti, si erano mantenuti intatti proprio per la presenza di un particolare microclima.
Dal XVI secolo fino all’editto napoleonico di Saint Cloud, che collocò i cimiteri fuori dalle città, le salme di Ferentillo venivano sepolte nella cripta. Quando i frati cappuccini decisero di disseppellire i cadaveri per trasferirli, scoprirono l’ottimo stato di conservazione.
Gli studi degli scienziati stabilirono che la mummificazione fosse legata anche al particolare tipo di terreno ricco di silicati di ferro e di allumina, di solfato e nitrati di calcio di magnesio ed ammoniaca. E non ultimo la presenza di un batterio in grado di disidratare i corpi.
Ad oggi sono presenti 24 mummie, di cui si conoscono in parte le storie. La più antica risale agli inizi del XVII secolo, mentre la più recente è del XIX secolo. Ci sono i corpi di due asiatici, morti di malattia mentre erano in viaggio di nozze in Italia in occasione del Giubileo del 1750.
C’è anche la salma di un avvocato di Ferentillo ucciso a pugnalate, che però non è visibile in segno di rispetto dei suoi discendenti. Esposta è invece la mummia di uno degli assassini, morto durante l’aggressione.
Toccante anche la salma di una giovane donna morta di parto insieme al feto. Ci sono anche i corpi di una vecchia contadina con gli abiti ben conservati e due soldati napoleonici sui quali sono visibili segni di tortura: uno di loro fu ucciso per impiccagione.
Nel museo sono visibili anche 10 teste, più di 270 teschi, una bara sigillata e 2 volatili mummificati dopo una serie di esperimenti. All’entrata non fatevi spaventare troppo dal cartello che vi accoglierà:
«Oggi a me, domani a te, io fui quel che tu sei, tu sarai quel che io sono. Pensa mortal che il tuo fine è questo e pensa pur che ciò sarà ben presto».
(Federica Mosca)