di Monica Di Lecce
Avigliano Umbro si trova su una fortuna da sempre, ma per tanto tempo non lo ha saputo. Lo ha scoperto solo negli anni ’70. È successo per caso, durante i lavori di scavo in una cava d’argilla nella frazione di Dunarobba: i resti “mummificati” di oltre 50 tronchi di enormi alberi della famiglia delle sequoie, la maggior parte ancora “vitali”, posizionati in verticale. Un tesoro inestimabile, risalente a circa 3 milioni di anni fa. Oggi la Foresta Fossile di Dunarobba è uno dei siti paleontologici più importanti al mondo, anche grazie al lavoro di rilancio culturale ed economico portato avanti dalla Cooperativa Surgente che la gestisce dal 2018. Ogni anno registra numeri importanti in termini di turismo. Questa stagione, in particolare, si sta rivelando decisamente propizia. A raccontarci il successo di questo posto straordinario è il president della “Surgente”, Massimo Manini.

Massimo Manini
La Foresta Fossile è un unicum al mondo. Quali iniziative ci sono per promuoverla anche fuori dai confini nazionali?
«La cooperativa che gestisce la Foresta Fossile è impegnata in diversi progetti. Nell’ambito dell’Erasmus + sta attivando un’iniziativa con un istituto scolastico francese. Al di là della Foresta, ci si proietta in Europa».

Foto dal sito della Foresta Fossile di Dunarobba
«In questo periodo stiamo avendo buoni numeri in termini di presenze. La stagione sta “tenendo “botta”: grazie alle belle giornate dalle temperature gradevoli, infatti, si sta rivelando una buona alleata. L’autunno sta andando decisamente meglio dell’estate».
C’è interesse anche da parte delle scuole?
«Stiamo registrando un aumento del numero delle richieste dalle scuole di tutt’Italia. Il dato positivo è che le visite partiranno già dal mese di novembre, in netto anticipo rispetto al periodo tradizionale del febbraio-marzo».
Dovendo tracciare un bilancio…
«In questo momento il bilancio è positivo: aumentano le richieste delle scuole, ci si proietta sui progetti europei, inoltre la Soprintendenza ha avviato il restauro di un tronco dopo averne già eseguito un altro».
Lo scorso 28 settembre si è tenuto il primo Educational. È stata anche l’occasione per parlare del suo libro “Gli alberi che parlavano agli uomini sordi”. Perché questo titolo?
«Si tratta di un racconto in cui si parla della storia della Foresta Fossile non solo da un punto prettamente scientifico, ma anche filosofico, spirituale e umanistico. Quei tronchi, in fondo, sono un messaggio muto che la natura, che sopravvive all’uomo, ci lascia».
Il prossimo anno per Avigliano Umbro sarà particolare, grazie a una ricorrenza speciale. Come si prepara la Foresta Fossile a questo evento?
«Nel 2025 si festeggiano i 50 anni della proclamazione di Avigliano Umbro come Comune. Stiamo progettando diversi eventi sul territorio. La Foresta Fossile nei festeggiamenti c’è di diritto».